Non mi piace definirmi un fotografo di matrimoni, perché non mi piacciono le etichette.

Credo in una fotografia che racconti e tramandi storie ed emozioni in maniera reale.
Documentare significa raccontare il corso degli eventi senza intervenire, senza pose, senza una presenza invadente che alteri la spontaneità degli eventi.

Il mio unico interesse sono le le persone e le loro interazioni.

Ed in questo, il matrimonio è un momento unico dove ogni occasione è valida per creare memoria, per cogliere momenti che non si ripeteranno più.

Un evento talmente magico che la bellezza è reale e non occorre costruirla.

Questo non significa che non fotograferò ritratti, foto degli amici, foto dei parenti. Sono ben cosciente del mio ruolo quel giorno, creare ricordi.

Semplicemente prediligo immagini che raccontino di voi e delle persone a voi vicine in maniera spontanea, vera. Attraverso la fotografia ricorderete un abbraccio, un sorriso, un gesto, un emozione, non il fotografo che vi guida suggerendoveli.

La fotografia per me non è solo un lavoro, ma è un'esigenza, il modo migliore che conosco per comunicare. Per questo ogni occasione è buona per fotografare, ricercare, sperimentare. E tutto quello che apprendo, giorno dopo giorno, lo riporto durante un matrimonio.

Il mio approccio non cambia se fotografo in strada, se racconto una storia, se viaggio, se scatto durante un matrimonio.
Cambiano i contesti e le persone, le vicende e l'impatto emotivo, ma l’approccio no.

L’approccio fotografico è sempre al fine di documentare.

Questa non è la verità assoluta, la fotografia non è soltanto documentazione. É semplicemente la mia verità, il mio modo di intendere la fotografia.
Esistono fotografi che cercano il bello e costruiscono ingegnosamente ogni singola immagine. Fotografi che stimo e che seguo.