L'album di famiglia e le foto di gruppo

Non è stato molto tempo fa, avevo già qualche capello bianco, quando ho sfogliato per la prima volta l’album dei miei genitori.

Un’orribile (spero non leggano mai questo post) album di un metro e mezzo, in cuoio, con cuciture ai bordi.

L’ho già definito orribile vero?

Sfogliando, mi soffermavo spesso ad osservare le foto di famiglia. Perchè?

Perchè essendo coinvolto, osservavo l’evoluzione fisionomica dei superstiti e riportavo in vita le memorie di chi oggi non c’è più.

Si perchè, una foto di famiglia, apice della noia, sia per il fotografo che per il fotografato, é in realtà come il vino. Più invecchia e più è buono, ma se ne bevi troppo rischi di vomitare.

Lentamente si trasforma, da una banale collezione di belle statuine, in un cassetto della memoria che ti fa riaffiorare mille storie, mille aneddoti, mille pensieri.

Riecheggiano parole, sensazioni ed un intero vissuto accanto a quelle persone.

  • Mia nonna, ad oggi immensa jukebox delle lamentele, allora mostrava un sorriso fiero ed emozionato.

  • Ho scoperto che mia zia è stata giovane, pensavo fosse nata di 50 anni e oltre.

  • Mio zio, 40 anni in meno e 50 chili in più.

  • Ho persino scoperto di avere una cugina di cui sconoscevo l’esistenza.

  • Ora so pure cosa c’è sotto quell’imbarazzante riporto che porta un vecchio amico di famiglia.

E mia mamma?

Mia mamma con la faccia triste da 2 Novembre (giorno dei morti), è l’unica che ha mantenuto fedelmente la sua espressione immutata fino ad oggi.

Mia mamma….

Devo ammettere che proprio l’album, mi ha mostrato parte della sua genialità. Fra poco vi svelerò il perchè.

Continuando a sfogliare… davanti a me centinaia di foto di due teste (sempre la stessa foto) appiccicate con dei fotomontaggi lontani antenati di Photoshop, su sfondi di ogni genere.

Praticamente la stessa foto di mio padre e mia madre che si guardavano, lui con sorriso paraculo e lei con sguardo rigorosamente “scazzato”, era stata attaccata in un sfondo albeggiante, in montagna, al mare, su un prato fiorito, su una barchetta di legno, dentro una margherita e potrei continuare.

Sfinito da questo orrore visivo, arrivo all’ultima pagina.
Ed è qui che la genialità di mia mamma si manifesta come non avevo mai visto prima.

Avviandomi stremato, verso la foto di chiusura, immaginavo qualcosa del tipo “le loro teste montate su uno sfondo di fuochi d’artificio”. Ma non fu così. L’ultima foto è stata sostituita manualmente da qualcos’altro.
Perfettamente incorniciato, con un rigore geometrico, mai visto durante tutto l’ album, mia mamma “la triste” fa il suo di montaggio:

Il certificato di divorzio!

Ecco ha vinto. 99 Punti a mia mamma.

Il 100 poteva guadagnarselo con un piccolissimo sforzo in più, attaccando accanto una sua faccia sorridente e il dito medio in evidenza.

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